Falli eretti, aquile imperiali e sodomizzazione: l’affresco di Massa Marittima sorprende il mondo

Affresco-200-Albero-FeconditàStregoneria, propaganda politica o simbolo di fertilità? L’Albero della Fecondità, realizzato dopo il 1265, scandalizza il mondo e meraviglia

L’affresco, scoperto nel Palazzo dell’Abbondanza di Massa Marittima, ha dell’incredibile: un grande albero con falli umani eretti al posto dei frutti! Ma non è la sola cosa incredibile che restauratori, professori universitari e critici d’arte hanno trovato. Sotto l’Albero della Fecondità c’è il finimondo: 2 donne si accapigliano per prendere uno dei falli eretti. Un’altra donna raccoglie uno dei membri maschili dall’albero. Degli uccelli volteggiano nell’aria minacciosi; delle donne si masturbano, forse chiacchierano ed un’altra ancora sembra sodomizzata. Meraviglia. Scandalo. Il mondo dell’arte è stupito. Sotto diversi strati di calcare e intonaco, si nascondeva un’opera sensazionale. L’acqua calcarea ha salvato dalla rovina un affresco unico ed inconsueto; dai più ironici, soprannomitato l’affresco a luci rosse. Ma che cosa nasconde di tanto scandaloso e controverso? Perché si trova sopra una delle 3 Fonti Nuove del Palazzo dell’Abbondanza di Massa Marittima? Chi ha voluto un affresco così profano nel medioevo?

Simbolo di fertilità, per tanti. Senza discussioni. Un manifesto antighibellino, dice George Ferzoco. Con la stregoneria del Malleus Maleficarum in sottofondo

Partiamo dal principio: il Palazzo dell’Abbondanza e la Fonte Nuova su cui è stato dipinto l’affresco, furono commissionati dal Podestà ghibellino Ildebrando da Pisa. Le opere furono consegnate nel 1265, come attesta un’epigrafe dell’epoca. Su 2 capitelli della fonte, sembra fossero stati scolpiti organi genitali maschili e femminili; rappresentazioni che compaiono in altre fonti toscane del medioevo (reminescenze profane degli antichi culti etruschi e romani). Per questo motivo si riteneva che le fonti d’acqua potessero essere un omaggio alla fertilità. Ma durante il restauro delle 3 fonti e del sistema idrico, viene scoperto l’impensabile: l’affresco controverso e scandaloso del XIII secolo. Subito chiamato l’Albero della Fecondità, simbolo di fertilità e vita con i suoi falli eretti tra rami e foglie. E le donne che si contendono il membro, altre che conversano e la donna che tenta di cogliere un fallo dal ramo, rafforzano il valore simbolico dell’affresco maremmano. No! Tuona George Ferzoco, professore del centro studi toscani dell’Università di Leicester. C’è il simbolo dell’impero: l’aquila araldica. Le donne si masturbano, non conversano. Si sodomizza, c’è stregoneria in una di loro. E’ descritta nel Malleus Maleficarum (XV secolo), il manuale di caccia alle streghe (il più famoso) dei frati dominicani. In questo murale si vuole contestare il governo ghibellino!

Ferzoco ha la tesi più affascinante tra le mani. Ma su quali fondamenta l’ha costruita? Sacro e profano si mescolano nel Medioevo, ma i peni in erezione dipinti, sono una vera rarità

Metafore pagane, impudiche e provocatorie non mancano nel Duecento. Come l’erotismo nella pittura, culti e riti profani. Atti ed opere spesso materialmente distrutte e cancellate dalle autorità clericali. Ma se i peni eretti sono una stranezza anche per il Medioevo, in questo affresco ci sono. L’opera potrebbe essersi salvata dalle censure: l’Albero della Fecondità ha altri codici di lettura. Una grande aquila nera – simbolo araldico dell’impero – inequivocabilmente è dipinta nell’affresco. Simbolo ghibellino, fazione a favore dell’imperatore e stemma di Pisa, città del Podestà dell’epoca. Ferzoco può aver ragione: L’Albero della Fecondità è semplicemente il simbolo dei disordini sessuali, malcostume e discordia presenti nella città governata dai ghibellini; contrari al bene comune della repubblica di Massa Marittima e della Chiesa. E l’impudicizia delle donne che litigano, si masturbano e sono sodomizzate, è contraria ad ogni concetto di fertilità, pace e bontà. E la stregoneria? Nel Malleus Maleficarum si fa un bizzarro riferimento: una strega taglierebbe i genitali ad un uomo per impedire la procreazione, ponendoli in un nido preparato su di un albero. Se si osserva l’affresco medioevale, una donna scuote un nido tra i rami. Forse lo fa per spaventare gli uccelli, ma chissà. D’altronte l’Albero della Fecondità ha circa 25 peni e secondo il Malleus Maleficarum, su di un albero potevano crescere dai 20 ai 30 falli. Per Ferzoco i ghibellini praticano anche la stregoneria.

Insulto politico o simbolo pagano: dov’è la verità? Per risolvere il gran dilemma, date ed epigrafi ci vengono in aiuto

Massa Marittima fu governata dai ghibellini fino al 1266. L’epigrafe presente nel Palazzo dell’Abbondanza, indica la fine dei lavori di costruzione: 1265. Costruzione del Palazzo medievale e delle 3 fonti d’acqua, ma non dell’affresco. Non abbiamo documenti che riguardano la realizzazione dell’Albero della Fecondità, né registri di acquisto, né commissioni e registri di pagamento dell’artista che lo realizzò. Strano per un affresco di tali proporzioni, con campiture e stilizzazioni tipicamente duecentesche. Il periodo di realizzazione è questo, con certezza. Secondo Alessandro Bagnoli (Sovrintendenza di Siena e Grosseto), l’affresco di Massa Marittima fu fatto realizzare dal Podestà ghibellino Ildebrando da Pisa tra il 1265 ed il 1266. Lo attestano gli organi sessuali già scolpiti sui capitelli della fonte, tipicamente romanici. Se così fosse, la soluzione è una sola: un ghibellino non avrebbe mai denigrato la sua fazione e se stesso e l’albero con i falli eretti è un simbolo di fertilità. Ma se l’affresco fu realizzato tra il 1267 ed il 1335, come ritiene George Ferzoco, puo’ essere un manifesto politico guelfo (fazione favorevole al Papa) contro il precedente governo ghibellino della città. Ferzoco avrebbe ragione. La soluzione è nelle date; nel frattempo possiamo goderci il mistero di un affresco unico al mondo e cercare di trovare la nostra verità su di lui.

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